è come una sorgente di montagna
che nutre l’albero alle sue radici,
ma una donna che diventa madre del bimbo partorito da un’altra donna
è
come l’acqua che evapora fino a diventare nuvola e viaggia
per lunghe distanze per nutrire un albero solo nel deserto.
(dal Talmud
E i figli sono le risposte che la vita dona a ognuno di noi.
Sono loro l’essenza del vostro sorriso.
Sono sangue e carne della vostra carne
ma non il vostro sangue e la vostra carne.
Loro sono i figli e le figlie della fame che la vita ha di se stessa.
Attraverso di voi giungono, ma non da voi.
E benché vivano con voi, non vi appartengono.
Affidategli tutto il vostro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:
La vita è una strada che sempre procede in avanti e mai si ferma sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono stati scoccati in avanti.
Kahlil Gibran, Il profeta
NOI
Possiamo nascere per errore ,
possiamo nascere senza amore,
possiamo essere abbandonati per paura,
possiamo essere lasciati anche per amore,
ma sicuramente diventiamo "figli" solo
quando una nuova mamma e un nuovo papà
ci stringono al loro cuore.
La nostra vita è cominciata per caso,
la nostra vita si trascina, vive
come un fiore che attecchisce anche nel deserto
o su una roccia
senza che nessuno se ne curi,
senza che nessuno si accorga di lui.
La nostra vita sboccia solo quando
la mano della nostra mamma ci asciuga
la lacrima che solca la guancia
che nessuno ha mai accarezzato ,
quando il papà ci racconta una favola
che le nostre orecchie non hanno mai
ascoltato.
Il deserto arido si trasforma in un
giardino pieno di fiori,
la nostra gioia esplode quando possiamo gridare
la parola "Mamma",
quando lei ,anche solo con un sorriso od uno sguardo,
ci dice " io ci sarò sempre "
Nel nostro cuore però ci sarà sempre un piccolo angolo
per chi ci ha dato la vita ,
per chi, forse anche per amore ha rinunciato a noi,
per chi, forse, ancora oggi , ha nel suo cuore
un piccolo angolo per noi.
Ottobre 2004
Rosy
Ho incontrato l’India in una tiepida notte di dicembre
L’ho incontrata negli occhi spenti di due piccoli mendicanti
Nei senzatetto che cercavano un angolo di marciapiede dove stendersi per riposare
Nell’odore acre dello smog di Bombay
Ho incontrato l’India in un’alba rosea
Nel canto del Muezzin che accompagnava il sorgere del sole
Nel cinguettio melodioso degli uccelli tropicali
Nei taxisti che lustravano le loro Ambassador prima dell’inizio di una giornata di lavoro
Ho incontrato l’India in una mattina soleggiata
Nel mercato multicolore di spezie e tessuti
Nelle donne silenziose e leste avvolte nei loro sari
Nel suonare incessante dei clacson di un traffico caotico
Ho incontrato l’India nel mezzogiorno assolato
Nei ragazzi in divisa che uscivano da scuola
Nei pullman affollati con i passeggeri sul tetto
Nel profumo delle spezie che accompagnavano il magro pasto di riso
Ho incontrato l’India in un pomeriggio quieto
Negli occhi azzurri di una tigre bianca del parco nazionale
Nell’inquieto vagare dei cani randagi
Nelle mucche che passeggiavano indisturbate per le strade
Ho incontrato l’India nel rapido tramonto tropicale
Nella frenesia serale dei centri commerciali
Negli uomini d’affari in cravatta e valigetta
Nelle donne vestite all’occidentale
Ho incontrato l’India nelle sue contraddizioni
Nei grattacieli delle multinazionali dell’informatica che sorgono accanto alle baraccopoli
Nelle ville e nei palazzi dei ricchi che si proteggono dalla miseria con le guardie armate
Ho incontrato l’India nella sua miseria più profonda
Nello sguardo di un lebbroso che mi si è avvicinato per implorare qualche rupia
E in quello disperato di una madre che rovistava nella spazzatura per trovare qualcosa da mangiare
Ho incontrato l’India nei suoi sfruttamenti più terribili
Nei bambini che spaccavano pietre ed asfaltavano strade
E in quelli che si prostituivano ai margini della baraccopoli a Bombay
Ho incontrato l’India nei suoi colori sgargianti
Nel fucsia delle buganvillee
Nel rosso dei mango
Nell’ocra delle terra
Ho incontrato l’India, la terra che ha visto nascere mia figlia
E che in un tiepido giorno di dicembre l’ha salutata per sempre.
Ho incontrato l’India ed ora, insieme a mia figlia, è parte di me.
Di Paola Verzura
Signore ti ringrazio,
perché oggi nascerà mio figlio
lontano da me ma già in me
e io per lui .
Insegnagli la strada di casa illuminandola
di sole,
perché sia più breve il suo cammino,
più dolce l’attesa .
Fa che non abbia paura la notte,
ne’ freddo
o fame,
che sia morbido il suo cuscino
e tènere le mani che la toccheranno
parlandole delle mie carezze.
Digli che l’amo
anche se non conosco ancora il suo nome,
i suoi occhi
o il suono della sua voce.
Signore ti prego,
fa che un giorno mio figlio possa perdonare
per il buio, il vuoto
e l’attesa del mio abbraccio caldo
dove poter riposare.
Giorni Passati
Giorni passati a pensare,
giorni passati a sperare
giorni passati a soffrire
giorni passati
Ma, adesso sei qui:
a dare luce ai nostri occhi,
a dar gioia ai nostri cuori
a dare un senso alla nostra vita.
Forse un giorno ti chiederai perché:
perché proprio io,
perché proprio voi,
perché proprio noi…
Una sola risposta ti sapremo dare:
il bisogno di amore ci ha fatto incontrare.
C’erano due donne
che non si erano mai conosciute
una non la ricordi
l’altra la chiami mamma.
La prima ti ha dato la vita
la seconda ti ha insegnato a viverla.
La prima ti ha creato il bisogno d’amore
la seconda era lì per soddisfarlo.
Una ti ha dato la nazionalità
l’altra il nome.
Una il seme della crescita
l’altra uno scopo.
Una ti ha creato emozioni
l’altra ha calmato le tue paure.
Una ha visto il tuo primo sorriso
l’altra ha asciugato le tue lacrime.
Una ti ha lasciato,
era tutto quello che poteva fare.
L’altra pregava per un bambino
e il Signore l’ha condotta a te.
E ora mi chiedi la perenne domanda:
eredità o ambiente,
da chi sono plasmato?
Da nessuno dei due.
Solo da due diversi amori.
(Madre Teresa di Calcutta)